Diffuso e apprezzato da molte organizzazioni, lo smart working è diventato dalla pandemia uno stile di lavoro tanto diffuso quanto discusso per l’impatto che ha generato sulle grandi e piccole organizzazioni.
Da un lato le tecnologie hanno permesso di spostare in ogni luogo la possibilità di lavorare.
Aziende e professionisti si sono trovati a gestire obiettivi e tempi rimanendo a casa, magari dovendo armonizzare vita privata e professionale.
Dall’altro, nel lungo termine, si è prospettata la necessità di riorganizzare gli assetti lavorativi per mantenere elevate le prestazioni e la motivazione.
Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, propone una definizione aggiornata:
Smart Working significa ripensare il telelavoro in un’ottica più intelligente, mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Autonomia, ma anche flessibilità, responsabilizzazione, valorizzazione dei talenti e fiducia diventano i principi chiave di questo nuovo approccio.
Al centro è quindi la persona che deve essere sempre più consapevole delle proprie caratteristiche per creare con l’azienda un’alleanza di valore.
Questo, quando anche l’azienda ha ripensato i modelli organizzativi e la struttura del lavoro.
In tempi recenti, sempre fondato sui pilastri dello smart working – cultura, spazi, tecnologia e flessibilità – sta avanzando un modello di lavoro ancora più innovativo: il FAB working.
È l’acronimo di “Flessibile, Adattabile, Bilanciato”, che combina il lavoro secondo il concetto phygital: da remoto e in presenza, in libertà.
Secondo questa nuova concezione dell’organizzazione del lavoro ogni gruppo può scegliere in che modo pianificare e svolgere le attività, in base a necessità, compiti e obiettivi.
Nello spazio fisico dell’ufficio i dipendenti possono ritrovarsi per progettare insieme, condividere, socializzare e fare team building.
Questo nuovo modello, che aggiunge ai valori dello smart working le esigenze emerse nel work life balance, permette di responsabilizzare i membri del team, coniugando il lavoro di squadra con quello individuale per valorizzare il contributo di tutti.
In Italia, Nestlé è stata la prima impresa a sperimentarlo con successo promuovendo un reale bilanciamento tra vita professionale e privata, apprezzato dal 90% dei dipendenti.
Un modello organizzativo che fa riflettere sulla necessità di un cambiamento culturale che dovrà coinvolgere le persone a vari livelli – dal board agli executive, dai manager ai collaboratori – per aziende grandi, medie e piccole.
Cambiamento che non può prescindere da competenze trasversali legate alla sfera sociale ed emotiva: dalla leadership sinergica all’empatia, dalla comunicazione gentile all’intelligenza emotiva per coltivare fiducia e benessere in azienda.
Del resto vale la pena puntare a nuove strategie organizzative visti i benefici economico-sociali che già lo smart working aveva evidenziato:
Dallo smart working al FAB working, Flexx Group, grazie al team di formatori e coach della Flexx Academy Business School, rappresenta un valido partner per sviluppare percorsi mirati e le basi di una regia organizzativa improntata alle soft skills.
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Progetto editoriale Flexx Group:
Titolo: “Flessibile e adattabile: ecco il FAB working“
Produzione & Redazione: Flexx Media
Autori: Barbara Reverberi
Editing: Barbara Reverberi
Executive Director: Francesco Muscò