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L’arte del levare il soverchio: Michelangelo e il Coaching

 

Michelangelo era una figura che affascinava tutti sin da quando era molto giovane. La sua parola era Vangelo, come una “Bibbia” per Firenze: e ancora oggi non si può né cambiare, né discutere! 

Lorenzo il Magnifico in persona, quando lo vide per la prima volta, si accorse che era di fronte a un genio e lo accolse immediatamente in casa sua come un figlio (all’epoca Michelangelo aveva appena 13 anni!).

 

Levare il soverchio: in che senso?

Fin da bambino Michelangelo aveva un unico grande scopo: diventare uno scultore degno di Dio. A Michelangelo non interessava essere il più bravo tra tutti gli esseri umani (anche perché sapeva di esserlo!). Voleva proprio essere degno del più grande artista dell’Universo: Dio.

Nella sua mente, Dio era il creatore, e quindi l’unico artista degno di essere chiamato tale. E Dio, sempre secondo Michelangelo, toccava ogni cosa e disegnava ogni angolo dell’Universo nascondendo ovunque le sue creazioni più belle. 

Secondo la visione michelangiolesca che ruolo poteva giocare l’artista-essere umano? Per Michelangelo, l’essere umano non ha alcuna possibilità di creare, può invece scoprire la bellezza delle opere già create da Dio. 

In questo senso, per il genio Michelangelo, il blocco di marmo era già stato scolpito da Dio e l’unico compito dell’essere umano era quello di “levare il soverchio” – eliminare il superfluo – che imprigionava l’opera all’interno del blocco per disvelare la bellezza divina.

 

Cos’hanno in comune Michelangelo e il coaching?

Il pensiero di Michelangelo è davvero affascinante. In particolare l’idea di una bellezza intrinseca nelle cose e nelle persone che spesso non riesce a essere portata alla luce e rimane come imprigionata nel marmo.

È così che, passando dal pensiero di Michelangelo, possiamo arrivare a comprendere fino in fondo il vero spirito del coaching.

 

 

Come levare il soverchio per essere un buon coach?

Per essere un buon coach, bisogna credere fermamente che le persone abbiano in sé tutte le caratteristiche e le potenzialità per emergere e raggiungere risultati eccelsi, proprio come Michelangelo credeva che un blocco di marmo racchiudesse già in sé una splendida scultura. 

E se alcune persone non riescono a raggiungere dei risultati proprio perché si sentono imprigionate in un blocco?

Il coaching fa proprio questo: disvela la vera essenza della persona facendole scoprire tutti gli strumenti che già possiede (e che spesso non conosce) per ottenere risultati e raggiungere obiettivi.

Nel processo di coaching il coach è “solo un aiuto”: non indica la strada, non da la soluzione. Il coach aiuta la persona a trovare la sua propria strada per raggiungere i suoi personali obiettivi, ampliandone la capacità di esplorare risorse e ambiente circostante.

Possiamo crederci: ciascuno di noi ha in sé la capacità di raggiungere risultati ben più grandi di quello che pensa. 

La forza del coaching sta proprio in questo: nella capacità di disvelare la vera bellezza e la potenzialità che ognuno di noi possiede, come un David racchiuso in un blocco di marmo ancora da scoprire.

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Un articolo di Marta Principe |  Psicologa, HR Trainer, Life & Business Coach

 

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Progetto editoriale Flexx Group:

Titolo: “L’arte del levare il soverchio: Michelangelo e il Coaching”

Produzione & Redazione: Flexx Media

Autori: Marta Principe

Editing: Barbara Reverberi 

Executive Director: Francesco Muscò