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Silvia Arosio al Festival delle Relazioni Umane

 

Abbiamo conosciuto Silvia Arosio anni fa in occasione di un evento e, quando abbiamo gettato le basi del Festival delle Relazioni Umane, abbiamo pensato a lei per un intervento come speaker, perché riuniva professionalità e gentilezza.

Silvia è giornalista pubblicista, direttrice del Quotidiano Online Riflettori Su… (www.silviaarosio.com) e del Mensile online e cartaceo Riflettori Su… Magazine (https://www.calameo.com/accounts/7277623), che ha fondato, dopo aver esordito nei primi blog professionali, circa 20 anni fa. 

Come ufficio stampa ha collaborato con diverse realtà teatrali, oltre ad aver lavorato in televisione, radio, web e per la carta stampata. 

Da qualche tempo si dedica al “giornalismo gentile”.

Barbara Reverberi, mentore gentile, formatrice della Flexx Academy Business School e moderatrice dell’evento, ha intervistato per noi Silvia Arosio e gli altri professionisti che calcheranno il palco dello Spazio Sfera di Bussero il 29 settembre.

 

 

Silvia, grazie per aver accettato di partecipare come relatrice al nostro Festival delle Relazione Umane, il primo nel suo genere. Cosa le ha fatto dire sì a questa iniziativa?

In un primo momento, la “gentilezza” dell’invito.

Nell’epoca della sempre maggiore incomunicabilità, un progetto come questo, proposto nei termini che mi sono stati indicati, sembra davvero una mano tesa per ritrovarci uniti, come fili che compongono una trama, nell’era devastata post covid.

Fare rete vuol dire oggi far fronte comune per parare la ricerca smaniosa della competizione e dell’individualità: se la pandemia ci ha disunito e frantumato, è questo il momento di gettare le basi per un nuovo modo di stare insieme.

Come per uno scrittore che si accinga ad iniziare un romanzo, per progettare e scrivere il futuro, serve una “trama”: d’altronde, non siamo isole e, si sa, nessuno si salva da solo. La vera rivoluzione parte certamente da ognuno di noi, nella propria interiorità e ricerca personale, ma poi si propaga nel mondo intorno, come cerchi di un sasso gettato in un lago.

 

Cosa significa per lei “relazione umana”? Come ci aiuta oggi a costruire network?

Siamo animali sociali, siamo nati per vivere in gruppo. Le relazioni nascono già tra madre e figlio nel ventre materno, il battito cardiaco è la prima musica che sentiamo; il bambino, diversamente dagli altri esseri viventi, non è in grado di sopravvivere da solo, al di fuori di un “branco”.

L’etimologia della parola relazione viene dal latino relatus, participio passato di referre, riferire, stabilire un collegamento, azione che riporta ad un confronto, un paragone, una creatività.

Le relazioni oggi sono sempre più spesso relegate al virtuale. Ricordiamo però che, come ha detto Paulo Coelho: “Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano”.

Le relazioni possono portare anche a diverbi e contrasti, ma “Anche quando un amico fa qualcosa che non ti piace, egli continua a essere un tuo amico.”

Nelle relazioni, ci si confronta, si mettono sul tavolo le proprie carte e si cerca di lavorare insieme su un progetto comune, ognuno con il proprio talento: senza relazioni, non si potrebbe costruire un network. È una contraddizione in termini.


Come le relazioni hanno influenzato il suo percorso?

Lo ammetto, ho sempre lavorato da sola, ma, chiaramente, essendo un professionista della comunicazione, senza referenti, non saprei come e con chi comunicare. Essere “media”, come dirò nella mia esposizione, comporta una forte dose di responsabilità.

Trovarsi ad essere sia ufficio stampa che giornalista è come camminare in equilibrio su una lama, non bisogna mai pendere da una parte all’altra. L’etica dell’ordine professionale a cui appartengo prevede regole deontologiche precise a riguardo ed è un piacere e un onore poterle rispettare.

Il fatto di essere a metà tra i due universi, delle produzioni, degli spettacoli o delle aziende da una parte, come press office, e della comunicazione oggettiva con il pubblico come pura giornalista, mi ha permesso di conoscere entrambe le “fazioni”, rapportandomi con due mondi che non si parlano se non tramite, appunto un mediatore. Le relazioni sono quindi alla base della mia professione.

 

Relazioni e lavoro: qual è la prima associazione che le viene in mente?

Gentilezza, collaborazione, empatia, accoglienza. Valori femminili, intesi in senso lato, presenti anche negli uomini, che possano far lavorare con maggiore serenità tutti gli “attori”, evitando mobbing, competizione soverchiante ed inevitabile peggioramento della vita professionale.

 

Cosa porterà al Festival della sua esperienza?

Ho iniziato poco più di un anno fa, con Daniel Lumera, biologo e sociologo internazionale, un progetto sul giornalismo gentile, che ho proposto in un convegno a Palazzo Vecchio di Firenze, in una tavola rotonda di colleghi della stampa, che ho presentato e moderato. 

Vorrei ripartire da qui, per analizzare l’importanza del fare comunicazione al giorno d’oggi, in ambito professionale ed in tutti i settori. 


Una previsione sui prossimi anni: quale direzione possiamo dare alla nostra crescita professionale?

Credo che i relatori di questa giornata siano tutti sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda: unirsi e fare rete. Posso solo aggiungere che bisognerebbe tornare a sensibilizzare i giovani ed i giovanissimi a questo obiettivo, quei giovani che spesso sono sempre più soli ed isolati, tra serie tv e social network. 

I danni di questa solitudine “malata” – attenzione, c’è anche una solitudine voluta e buona, ma non è luogo per parlarne, – sono già sotto gli occhi di tutti.


Quale consiglio può dare ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro?

Il più banale è studiare. Nell’era del “tutto e subito”, molti giovani sembrano voler bruciare le tappe per arrivare al successo, senza fatica. Si pensi a piattaforme come TikTok o ai reality. Non sappiamo più cosa sia l’attesa e la pazienza. 

Ma vi ricordate che bello quando aspettavamo lo sviluppo delle fotografie delle vacanze? Oppure puntate infinite di cartoni animati, che oggi sono autoreferenziali e hanno storie che si sviluppano e concludono in una puntata?

Senza studio, lungo e ponderato, senza fatica, non si arriva da nessuna parte. Ma lo studio va poi supportato dal confronto e dalla ricerca: uno scienziato chiuso nel suo laboratorio a fare esperimenti senza relazioni, potrà solo creare aberrazioni ed oscenità, dal dottor Jekyll ed il signor Hyde, a Frankenstein. 

Il sonno della ragione genera mostri, la solitudine ossessiva ancora di più.


Come condenserebbe in una frase il messaggio che vuole lanciare dal palco?

Siate gentili. Portate etica in qualsiasi lavoro intraprendiate. Create connessioni, tessete la vostra trama di contatti, perché sarà la vostra rete di sicurezza quando e se cadrete, come equilibristi di un circo, il circo – cerchio umano della vita.

 

Grazie, Silvia Arosio.

Grazie anche per essere il nostro ufficio stampa.

Per i colleghi giornalisti, ricordiamo che Silvia è raggiungibile alla mail: silvia.arosio@gmail.com.

 

Non vediamo l’ora di ascoltarti dal vivo!

 

Ci vediamo venerdì 29 settembre?

Alle 16 iniziano i nostri workshop nella “cupola” dello Spazio Sfera a Bussero (MI). 

Alle 18.30 vi aspettiamo per l’AperiFlexx e il networking e alle 20 tutti a teatro per uno spettacolo di formazione!

 

Come raggiungerci

Facile sia che veniate in auto – dalla tangenziale EST di Milano uscita Carugate, oppure dalle principali autostrade prendendo la Tangenziale Esterna uscita Pessano con Bornago – oppure in treno con collegamento diretto dalle stazioni di Garibaldi, Centrale o Lambrate fermata della MM2 Bussero. 

 

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Tel. 02 8716 7170 – Email. info@flexx.group

 

Progetto editoriale Flexx Group:

Titolo: “Silvia Arosio al Festival delle Relazioni Umane”

Produzione & Redazione: Flexx Media

Autori: Barbara Reverberi, Silvia Arosio

Editing: Barbara Reverberi 

Executive Director: Francesco Muscò